Tuesday, September 18, 2012

Viaggio a Thorberg

Critica del Film documentario / esposizione "Thorberg"

Genere: Documentario / Esposizione, Svizzera 2012
Regia: Dieter Fahrer, Autori: Dieter Fahrer e Marcel Wyss

Oggi ho visitato Thorberg. Ho visto uomini di tutti i colori rinchiusi dentro delle gabbie. Lì non mancano di niente: cibo, acqua, sport, passatempi. Tutto ciò che è necessario ad un uomo per sopravvivere gli viene offerto. Ciò che è necessario ad un uomo per vivere invece gli viene tolto: familia, capacità di azione e di movimento, in altre parole libertà.
Sono degli uomini cattivi, quelli che ho visto oggi al cinema, parlano male delle donne, hanno degli scatti d'ira e peccano di accidia. Allora forse è giusto che stiano rinchiusi, lontano da me. Soltanto che non sono davvero lontani... Io li ho visti su uno schermo, ma loro sono di carne e ossa, e anche se rinchiusi, vivono a pochi chilometri da me. Tra qualche anno usciranno e io li incontrerò per strada. Come li guarderò? Chi saranno diventati nel frattempo?

Il documentario di Dieter Fahrer ci porta in una realtà parallela normalmente impenetrabile. Non ritrae i personaggi come delle vittime ma arriva egualmente a mostrarci la prigione nella sua assurdità. La detenzione provoca dolore, follia, delirio. I "criminali" sono lasciati a se stessi e possono misurare l'ampiezza del loro misfatto solo sulla loro coscienza, che con il tempo si affievolisce.
Il film è un bel punto di partenza per una riflessione sul sistema penitenziario. Non è un film difficile e non sconvolge lo spettatore. E un film tutto sommato piacevole, ma irritante, come una visita allo zoo. Si assiste allo spettacolo della crudeltà umana contro la crudeltà umana e ci si chiede: è davvero necessario tutto ciò? Il film in ogni caso lo è: la prigione esiste e ignorarla è solo un modo per peggiorarla.

Inoltre l'insieme del progetto di Fahrer e Wyss va al di là del film. Contemporaneamente è infatti in corso un esposizione al museo della comunicazione, a Berna. Qui in sei celle di 8.5 metri quadri, in cui l'unico punto di fuga è un televisore, scopriamo le storie (a volte agghiaccianti) di 18 prigionieri. Dopo una visita all'esposizione ci si ritrova talmente vicini alle persone rinchiuse e ai loro crimini che l'effetto è davvero claustrofobico e malsano. Rompendo il tabù che la società ci impone nei confronti del "male", dove l'orrore è proiettato su alcuni agenti "mostrificati" dai media, questo progetto ci confronta con le persone che l'hanno vissuto sulla propria pelle. L'orrore per i criminali diventa allora l'orrore per l'atto commesso e, infine, si capisce come ogni essere umano possa, in determinate condizioni, commettere un omicidio (azione che tra l'altro in circostanze militari è considerato "giusto"). Alla fine ci si domanda se è possibile un'alternativa all'illusoria esclusione attuata oggi con le prigioni e se questo progetto sarà davvero capace di sollevare un dibattito o resterà una bella visita a Thorberg.

Perla Ciommi




mehr Info: www.thorberg.ch

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